Da bimbo, a casa di una cugina di mia mamma, mi sono imbattuto in uno scatolone di fumetti destinati alla spazzatura. Per tutto il tempo della visita ne ho attinto a piene mani. Ho divorato, uno dietro l'altro, diversi albi incredulo del fatto che il mio lontano cugino se ne volesse disfare o, comunque, dovesse sottostare alla volontà della madre di fare pulizia. Al termine della visita mi sono offerto quale volontario spazzino.
Inutile dire che quello scatolone è finito a casa mia e che i fumetti in esso contenuti erano i primi numeri di Alan Ford.
Era l'estate del '71, e io celebravo la mia vocazione al sorriso.
La passione per quella lettura durò fino all'uscita del numero 76, dopodiché la delusione per l'addio del sommo Magnus e l'amore per la letteratura, quella seria(?), presero il sopravvento. Qualche decennio dopo, durante uno dei miei invero pochi traslochi, ho ritrovato i fumetti del lontano cugino e quelli acquistati da me. Ricordavo a memoria molte delle battute, delle trovate e dei rimandi che la più grande coppia di creativi del fumetto era riuscita a concepire. Di me, quel giorno, ho imparato che sono più incline all'ironia e alla debolezza piuttosto che alla forza e all'integrità tipiche di certi eroi: è un discorso di durata e, quest'ultima, è sorella della noia. L'ironia suscita il riso e la riflessione, la seriosità stanca e opprime. Insomma, viva Voltaire, abbasso Rousseau.
Da quel giorno, ho completato la collezione e, sempre da quel giorno, casualmente sono approdato in un luogo particolare, quello delle tavole originali. Le tavole hanno un dono, ci illudono che il possesso, transitivamente, si estenda al pensiero creativo, all'opera; ma io amo le illusioni, perché ci raccontano delle storie migliori e più accettabili della realtà.
Per finire, oltre ad augurarvi di godere delle immagini, vorrei farvi sapere che le mie tavole non sono in vendita (se non in casi gravissimi…); lo scambio, con tavole di mio gradimento, è addirittura auspicato. Benvenuti!